28 ottobre 2008
WALL STREET 1929 - Raccontato da chi l'ha visto
"Ormai i cobra fischieranno sugli ultimi piani./ Ormai le ortiche faranno tremare cortili e terrazzi./ Ormai la borsa sarà una piramide di muschio./ Ormai verranno le liane dopo i fucili/ e molto presto, molto presto, molto presto./ Ahi, Wall Street!"
Questi sono i versi di Federico Garcìa Lorca, uno che il crollo del 1929 l'ha vissuto, e dalla palpitazione e l'ansia che emerge da questa poesia si può capire quanto il poeta sia rimasto impressionato, quanto la realtà gli sia sembrata tragica se gli ispirò versi così apocalittici. Lorca era approdato in America nel giugno del '29, per sfuggire al regime di Primo de Rivera. Restò impressionato dall'atmosfera della Borsa: "è qui dove ho avuto un'idea chiara di quel che è una folla che lotta per il denaro. Si tratta di una vera guerra internazionale con una lieve traccia di cortesia". In Ottobre la crisi precipita e con essa Wall Street. Garcìa Lorca rimase per ben sette ore a Wall Street, sbigottito, ad osservare le scene di panico: "gli uomini gridavano e discutevano come belve e le donne piangevano dapperttutto, alcuni gruppi di ebrei lanciavano forti grida e lamenti sulle scalinate e agli angoli delle strade. Era questa la gente che entrava nella miseria dalla sera alla mattina...". Garcìa Lorca compì in quel momento l'errore più classico che si compie quando la paura ti assale, quando invece di fermarsi e cercare di rimanere aggrappati alla razionalità, si fugge trasportati dal panico, perchè tutto sommato è più facile, salvo poi, nella maggior parte dei casi (non in tutti), pentirsi. Garcìa Lorca non poteva conoscere la "distruzione creativa" di Schumpeter, ma nemmeno poteva immaginare le capacità del capitalismo: una strana macchina che ritrova tutta la sua energia al culmine della crisi. E forse Garcìa Lorca dubitava anche nelle potenzialità dell'essere umano, che proprio nei momenti in cui ha le spalle al muro, riesce a trovare la soluzione e gli accordi per risolvere i problemi. Garcìa Lorca non regge la situazione americana e rientra in Spagna, dopo qualche anno con lo scoppio della Guerra Civile, il poeta si sposta a Granada, praticamente un voto alla morte. Spesso, nelle situazioni di difficoltà cerchiamo di rimediare un errore, commettendone uno peggiore, come dice il detto: "peggio la toppa del buco". Non capiamo che l'errore sta a monte. Oggi non assistiamo più ad urla, broker che sti strappano vesti, foglietti che inondano le sale di contrattazioni, scene di panico totale, oggi è tutto anestetizzato dall'informatica, ma i problemi sono gli stessi, la stretta del credito, la solvibiltà, i ribassi, c'era un orso in quell'epoca e graffiava, e lo fa anche oggi, allo stesso modo, si commettono gli stessi errori, e si prendono scelte sbagliate. L'accumulo di esperienza e di sapere sono guadagni impagabili e inestimabili. Io oggi, nonostante l'era tecnologica imperante, mi ritrovo con i guantoni a dover combattere contro i broker che mi strappano i margini e con le controparti che lucrano con giochi di prestigio, per non dare un altro termine più offensivo. Questa è la crisi finanziaria, che rispetto a quella economica è meno palpabile, difficile da quantificare e che ha anche una temibile arma a doppio taglio: la Fiducia, se la perdi, se viene annullata, è una sconfitta per tutti.
Pubblicato da Buddy Fox | Blog friends: leggi anche Fuorimercato
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