27 luglio 2016

Panino e Listino: MPS BOCCIATA, CHE NOVITA' (Giovedì 28 Luglio in edicola su Libero)




email: paninoelistino@gmail.com Pubblicato da Buddy Fox 



Un economista ha detto, gli stress test sono come le cravatte, belle da vedere, si devono indossare, ma non servono a nulla.
Ci si chiede infatti chissà quale mistero ci possano svelare questi test che già non conosciamo, MPS sarà l'unica bocciata già lo sappiamo, MPS dovrà fare l'ennesimo sanguinario aumento, già lo sappiamo e cos'altro?
Ci si chiede della validità di questi esami pensando a quanto accaduto nel 2009, "stress test" bancari successivamente alla grande esplosione del 2008, tutti o quasi promossi. Sette anni dopo siamo punto a capo, se non peggio, la cosa della crisi è stata quasi peggiore del botto originale, vista la lunga striscia di vittime lasciata sul campo.
E mentre l'Europa arranca nelle solite problematiche, che in un modo o nell'altro continuano a ripetersi, un coltello che continua a girare in una piaga che sembra non voler mai guarire, a Wall Street si torna a ballare. Nulla può fermare questo ciclo, non può la Brexit, nemmeno il Sultano della Turchia, e neanche i numerosi attentati fuori e dentro l'America, innarestabile, anche senza il carburante degli utili societari.
Basta pompare droga monetaria, solo questo, è il Toro corre. Catastrofisti ciaone!
Qui sotto "Panino e Listino" di Giovedì 21 Luglio, SPECIALE DEUTSCHE BANK.
Su "Panino e Listino" di domani molta più tecnica e molti temi operativi.
E poi ditemi se Barisoni vi mette la musica che vi fa ascoltare il sottoscritto. L'originale non si batte mai.

LIBERO 21 Luglio 2016


C’era una volta una grande banca, boom, e adesso non c’è più. Questo è il rischio che corre Deutsche Bank, la banca che qui abbiamo definito  “polveriera d’Europa”.
In questa infinita e logorante crisi finanziaria, Deutsche Bank, almeno qui in Italia, è rimasta sempre ai margini della discussione, non è stata mai vista come un pericolo, perché l’attenzione era sempre catturata dai problemi della finanza interna. Prima il Monte dei Paschi, protagonista assoluto per i mille motivi che già conoscete, e poi nel 2015 sostituito dall’entrata in scena dello sciagurato “bail-in” e dalle prime 4  banche italiane  sacrificate nel grande esperimento del “salvataggio privato”.
Di Deutsche Bank, nemmeno una parola né un allarme. In verità il nome della banca tedesca saltò agli onori della cronaca nell’estate infuocata del 2011,  quando in pochi mesi e in grande segretezza DB tagliò l’esposizione sul nostro debito dell’88%, scaricando sul mercato 7 mld di BTP, facendo schizzare il nostro spread e scatenando un inferno politico ed economico che difficilmente dimenticheremo. Ma quelli furono motivi patriottici e non allarmi di rischio sistemico.
Oggi, con l’avvicinarsi dei nuovi esami sulla salute delle banche (stress test) e i continui cali in Borsa, DB viene finalmente messa sotto la lente degli investigatori finanziari come tutte le cugine italiane. DB è una mina vagante, e il motivo è presto spiegato: i derivati. Secondo le ultime stime sembra che in pancia del colosso tedesco ci sia un’esposizione in strumenti rischiosi pari a 75.000 mld di $. Poco o tanto? Facciamo un paragone, se pensiamo che il Pil dell’intera Germania è di circa 4.000 mld di $ e quello mondiale è di 80.000 mld di $, il boccone in pancia della banca oltre che indigesto rischia di diventare velenoso.
Le cifre sono mostruose, ma non è detto che siano un pericolo imminente, finchè i tassi rimangono a zero e la liquidità abbonda, tutto è circoscrivibile e ci si può anche guadagnare, ma se, caso imprevisto, i tassi dovessero fare anche solo un piccolo balzo ecco che la situazione diventerebbe ingestibile.
Il problema è dunque comune, non solo banche italiane, ma anche banche tedesche. E’ vero, soffriamo di patologie diverse, i tedeschi troppo esposti nei derivati, e noi negli Npl, ma abbiamo un minimo comune denominatore: il rischio, loro hanno esagerato con la finanza e noi con l’economia, specie quella poco raccomandabile.
Ci salveremo? La risposta è in un titolo: “Too big to fail”, troppo grandi per fallire. L’Europa farà di tutto per salvare il colosso, anche aiutare le banche italiane.
PIAZZA AFFARI: senza che i puristi dell’analisi tecnica inveiscano contro di me, posso dirvi che sul nostro indice si è formato un “diamante”. Una figura che se posizionata all’estremità di una tendenza può significare inversione. Poco contano dunque i movimenti di breve, conta molto di più sapere che quest’estate potremo anche toccare quota 20.000. San Mario Draghi c’è.
DEUTSCHE BANK: l’anno scorso scrissi “se DB scende mentre il Dax sale, un motivo ci sarà”. Ma questa debolezza viene da lontano: 108 mesi di ribasso massacrante con una perdita del 88%.  Ora siamo entrati nell’area “rischio fallimento”, perché questo sarà il destino di DB se entro il 2017 non sarà recuperata quota 17,50. 146 anni di storia da salvare.
MPS: attendo sempre...

 

20 luglio 2016

Panino e Listino: STRESS BANK (Giovedì 21 Luglio in edicola su Libero)



email: paninoelistino@gmail.com Pubblicato da Buddy Fox 



E' improvvisamente nella notte arrivò il golpe, un tentativo, e si tornò a tremare.
Guarda caso un golpe di venerdì, nel weekend, giusto per non disturbare i mercati.
Qualcuno stava già per pronunciare quelle due parole che molti hanno iniziato a temere: cigno nero, quando invece non è successo nulla di nulla.
Un golpe probabilmente fasullo, o preparato con grande incompetenza o forse semplicemente sottovalutando la forza del sultano, dall'altra parte dei mercati che sembrano ormai immuni a tutti.
O forse la risposta è un'altra, i mercati hanno una direzione, una tendenza principale, e qualunque cosa succeda, in quella direzione andranno.
Domani su "Panino e Listino" uno speciale su DEUTSCHE BANK, una banca su cui ho accennato molto, quando ancora i media tacevano.
DEUTSCHE BANK, un po' di storia, un po' di numeri, ma anche delle previsioni, fino all'estremo.
O si agisce, oppure la purga turca, in confronto, sarà un semplice lassativo.
 Qui sotto l'ultimo "panino e listino", la storia di RCS e la mia intuizione di OPA. Cairo ha vinto, non è tanto una previsione azzeccata, ma è un buon auspicio per il futuro.

LIBERO 14 Luglio 201

In principio fu Gemina, lustrini e paillettes della finanza italiana, il salotto dove si riuniva il gotha, ed è proprio in quel luogo che in un piccolo cassetto veniva custodito e conservato il Corriere della Sera, il fiore all’occhiello dell’editoria, il potere.
2001, anno 1 dc, inteso come “dopo Cuccia”, non me ne voglia Bazoli, ma era l’ometto il dio della finanza italiana, Gemina non conta più, ora c’è Hdp un negozio di merceria, c’è un po’ di moda (Fila e Valentino), qualche cianfrusaglia, ma è sempre il Corriere il gioiello della casa. A capo c’è il vecchio Romiti, che senza il protettore di Mediobanca può poco o nulla, infatti in pochi anni gli tolgono il trono di sotto e lo spediscono in Cina. Nasce RCS, si quota in borsa, diventa la bella del Listino, tutti la vogliono ma nessuno la piglia, la controllano, qualche sveltina ogni tanto, ma nessun impegno ufficiale, troppo esigente e troppo costosa da mantenere.
Nel 2005 arrivano i “furbetti del quartierino”, uno di loro ci prova, si chiamava Ricucci e tenta di fare il “furbetto di Solferino”. Ma come Icaro, si avvicinò troppo al sole e si bruciò le ali. Nella lotta con Don Diego (Della Valle) tra chi aveva la chioma più folta, perde miseramente.  Da lì in poi è una sfilza di insuccessi per Rcs, che culmina con la vendita della sede.
Oggi RCS torna alla ribalta con un bel duello a colpi di rilancio, Cairo contro Bonomi, bisogna scegliere. Io l’ho fatto e voi? Volete il guadagno istantaneo, o finalmente volete un editore e un piano industriale, che ha si bisogno di tempo, ma che potrebbe avere lunga vita?
Due cose buone ci regala questa esperienza, un combattimento da vero mercato, e un messaggio: “i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri” da scolpire a chiare lettere davanti a ogni brochure e futuro piano di investimento.
PIAZZA AFFARI: Padoan, Merkel, Schauble, a chi il merito? Guardate lo Yen e avrete la risposta. Ora non bisogna perdere il ritmo, prossimi giorni decisivi. Sopra 17.200 salutatemi la Brexit.
 


 


 

13 luglio 2016

Panino e Listino: BONOMI O CAIRO, CHI VINCERA' IL GRAN DUELLO RCS? (Giovedì 14 Luglio in edicola su Libero)




email: paninoelistino@gmail.com Pubblicato da Buddy Fox 



La domanda è sempre la stessa: meglio l'uovo oggi o la gallina domani?
Siamo sempre più vicini al finale del gran duello, chi vincerà, Bonomi o Cairo? Mi correggo chi merita di vincere, chi può far brillare di nuovo il Corsera: Bonomi o Cairo?
Domani su "paninoelistino" Libero provo a raccontare RCS, a modo mio.
Sempre più ristretto, ma questa volta merita, fidatevi di me

Qui sotto, vi ripropongo alcuni degli ultimi pezzi dove ho trattato il tema RCS. Il primo è del 3 Marzo, nel giorno dell'operazione La Repubblica Stampa, ricordate?
Il giorno successivo il titolo scese molto, vendevano, quando invece io scrivevo di comprare, e sicuramente qualcuno l'ha fatto, ed ha fatto bene.

LIBERO 3 Marzo 2016
Barclays contro Royal Bank of Scotland, grandi blasonate a singolar tenzone. Scontro tra titani, la monarchia finanziaria a duello sul floor di borsa. Ed è un duello per cuori impavidi, da una parte i rialzisti di Barclays che attraverso un attenta analisi su utili, sentiment e situazione macroeconomica, ai primi di Febbraio avvisarono dell’occasione: “l’attuale caduta è una buy opportunity”; dall’altra RBS che per bocca della sua punta di diamante Andrews Roberts, a inizio anno avvertì  i clienti di aspettarsi una preoccupante negatività, su azioni con cali entro il 20% e soprattutto su materie prime, Petrolio in particolare, con cali fino a 26$ e successivi “sprofondi” fino a 16$. In sintesi, per Barclays, che fa la parte del Toro, è tutto da comprare, anche per il semplice fatto che sono tutti pessimisti, mentre per RBS, l’orso, è tutto da vendere. Analisi sensate, seppur estreme, nulla da eccepire, quello che non capisco è perché un investitore si debba affidare alle previsioni di due banche che, seppur blasonate, nonostante l’attuale bengodi finanziario, da parecchi trimestri continuano a registrare bilanci in perdita costante. In particolare RBS, di proprietà ancora dello stato, che dall’opulenza di Goodwin in poi ha sempre e solo perso. Otto anni, non in Tibet, ma in rosso.
E’ vero, non c’è solo la gestione, ma come mai la bravura non si trasferisce ai conti di bilancio?
Per non parlare di quelle tedesche, a proposito, gli ultimi aggiornamenti dicono che la bomba derivati farà esplodere Deutsche Bank nel 2017.
Probabilmente la finanza italiana non è poi così brutta, sporca e cattiva come i mercati hanno tentato di dipingerla, anzi, banche come Unicredit che attualmente girano a 7 volte gli utili, sono regalate, altra spiegazione non vedo, se non un futuro fallimento, a mio avviso improbabile. Per non parlare della zitella MPS, che ancora nessuno vuole sposare, vale ancora 50 cents, la metà di un caffè. L’hanno talmente perquisita e rivoltata che le sue azioni, tanto puzzavano di fallimento,  tanto ora profumano di rialzo. Il made in Italy, come nella moda e nel cibo, anche nella finanza non è poi così male, specie se in saldo.
PIAZZA AFFARI: Di Caprio, uno che gli orsi li sa combattere. La vittoria dell’Oscar deve aver messo in fuga più di un ribassista. Battute a parte, Marzo inizia nel migliore dei modi. Non siamo tornati a 16.000, è vero, ma non sempre è necessario essere chirurghi in borsa, molte volte è più utile essere pittori e saper dipingere il paesaggio. A 18.800 ci sono degli ostacoli, ma si può rimbalzare molto di più.
RCS: l’editoria si infiamma. Marchionne potrebbe accendere il Corriere della Sera, qui si può salire fino a 0,80. Basta solo stuzzicare la fantasia per volare molto più in alto.
CAIRO: attenzione a questo titolo, perché potrebbe essere protagonista nella futura battaglia RCS. In rampa di lancio.
NASDAQ: per Buffett è il momento di comprare azioni in “modo aggressivo”. A mio avvisto WS ora può suturare la ferita aperta a inizio anno. 4.900 oltre non vado.
BUND: secondo Bill Gross lo short era “l’occasione della vita”. Un anno dopo, visti i risultati forse intendeva “andate short e vi toglierete la vita”. Si sale ancora, state fuori, qui si rischia di bruciarsi.
AEDES: i dirigenti non saranno analisti finanziari, ma se comprano, un motivo ci sarà. E’ tra i “magnifici 7”.
BET: 0,50 è un livello ostico, ma chi ha comprato a 0,36 ha fatto l’affare dell’anno. Azione DOT.
TREVI: dopo tanto accumulo, adesso si punta in alto.


LIBERO 10 Marzo 2016
“Non si afferra il coltello che cade", uno dei tanti proverbi di borsa, che usato in modo assoluto si trasforma in sesquipedale sciocchezza.
Uno di questi esempi coinvolge Brembo, l’azienda dei freni di lusso, che come la totalità del microcosmo economico, viene travolta dalla crisi finanziaria del 2008.
Il titolo crolla, fagocitato dall’intero listino, che siano banche o industrie, non conta, tutto viene spazzato dalle enormi zampe dell’orso. E’ il momento degli affari, ma al primo sibilo di “io comprerei”, subito scatta l’ammonizione dell’antico proverbio.
E’ vero, ricordando quei momenti, ritornano alla mente i comunicati dalla Val Brembana, un bollettino di guerra: la crisi dell’auto, lavoratori a rischio, il fatturato in caduta. Non è facile, ma qui stavamo parlando dell’eccellenza della manifattura meccanica italiana, e non di una qualsiasi banca, stremata dall’epidemia finanziaria e ridotta in stato comatoso. Se non compri quando crolla, quando è in saldo, quando compri? I grandi investitori sono quelli che guardano oltre la crisi.
Brembo era scesa fino a 1,80€, capitalizzando poco meno di 300 milioni. Chissà perché in borsa ciò che vale poco incute timore, mentre ciò che vale di più è considerato un affare. E’ questo il terzo segreto di Fatima.
Oggi, 7 anni dopo, Brembo vale 43€, 2.900€ di capitalizzazione, una rivalutazione del 2.050%, l’affare di una vita. Oggi sopra 40 si vende e si compra compulsivamente, i trader se la strappano di mano, e immagino siano gli stessi che sotto 6€ scappavano dal titolo.
Brembo mi fa ritornare alla mente un caso vissuto in prima persona, quando lavoravo agli ordini di un ex dirigente d’impresa. Era il 2002, in una mattina di Novembre mi chiamò e mi disse: “Fox, la ABB non può fallire, vorrei comprarne molte e tenere più a lungo possibile, che ne dici?”
Il titolo quotava 2 franchi ch, comprammo, ma dopo il primo 100% di guadagno, il proposito del lungo termine era già dimenticata. E di 100% in 100% il titolo toccò 30, in soli 5 anni. Difficile mantenere le promesse nella vita, in borsa ancor di più.
Ricordate sempre, comprare e vendere sono esercizi difficili, ma è la gestione il più complicato di tutti. E’ forse vero che solo chi dimentica, alla fine, riesce a fare il grande affare?
PIAZZA AFFARI: tutti in attesa spasmodica di Draghi. Chi guarda i mercati con distacco, sa che questi momenti sono solo “colore”, non sono le giornate che tracciano il solco. Il 9 Marzo 2009 (io c’ero), non accadde nulla di eclatante, una giornata negativa come tante, ma  fu il giorno di minimo a Wall Street, 7 anni dopo quel livello fu triplicato. Siamo in risalita, se tutto va bene, si sale fino ad Aprile, 18.800/19.000 i primi ostacoli.
DRAGHI: “comprare azioni”, è quanto chiede in sogno ogni piccolo azionista a Super Mario. Quale potrà essere la mossa eclatante della Bce? Aumentare la liquidità? Serve a poco. Tassi ancor più negativi? Deleterio, ma tornare indietro sarebbe peggio. Qui bisogna allargare il perimetro, a obbligazioni societarie e agli Npl cartolarizzati delle banche. Bisogna rimediare al 3 Dicembre.
RCS: alla presentazione del libro di Gasbarro “Rischio banche”, Nicola Porro e Massimo Fracaro  (penne raffinate) discutono anche della crisi della stampa. I giornali non ci saranno più tra 10 anni? Eppure Buffett compra. Una RCS senza padrone a me piace molto.
FIDIA: non sempre il mercato è capace di apprezzare i bilanci. Qui i numeri promettono bene, chissà se Tamburi ha mai dato un’occhiata a questa bellezza.

 


LIBERO 14 Aprile 2016
“Ogni qualvolta Wally sarà esuberante la Fed si farà severa sui tassi, viceversa, sulle debolezze tornerà a essere caritatevole”, questa in sintesi l’interpretazione di Fugnoli, grande filosofo dei mercati, sulla tattica che la Yellen attuerà nei prossimi mesi.
E’ giovedì 7 Aprile, sono le 17,25, 5 minuti alla chiusura di Piazza Affari, con Milano in profondo rosso, al “salone del risparmio” sta per andare in onda la conferenza più attesa, quella di Kairos, nel frattempo ho già impostato una serie di acquisti sul mio smartphone. Quali? Banche ovviamente, Mps e Carige su tutte. Contemporaneamente, da Roma mi arriva un sms, è un caro amico, un ottimo analista di una banca estera, mi scrive un sms molto confortante: “Buddy ci siamo, questo o poco sotto è il minimo, adesso si riparte”.
Sul palco sono appena saliti due baldi giovani della cantera di Kairos, in panchina e in prima fila il maestro Fugnoli,  in ammirazione e quasi compiaciuto dalle nuove leve, riscalda i suoi muscoli.
Quando arriva la sua ora, in sala subito la temperatura sale, le orecchie sono tese, un pubblico smanioso di sapere dove dovrà spostare i capitali per avere lauti rendimenti.
Cabrini non perde tempo e fischia l’inizio dell’intervista, ed è subito un florilegio di indicazioni: azioni, bond, valute, Fugnoli non lesina consigli, sempre molto prudente ma altrettanto preciso.
La positività sui Mercati Emergenti, questa è la grande novità!  Cina, Turchia e Russia, per motivi diversi, sono i cavalli favoriti. Valute e Bond in particolare, di azioni compriamone meno.
Benedetta Craveri, raccontando l’avvento al trono di Luigi XVI, scriveva: “niente era più bello che avere vent’anni nel 1774”. Fra molti, raccontando l’avvento al trono di Draghi, Yellen e Kuroda qualcuno scriverà, niente era più bello che investire in borsa nel 2015, dove liquidità, tassi zero e stimoli monetari, crearono una situazione unica per l’investimento in azioni. Dopo, sarà il diluvio.
PIAZZA AFFARI: “non sanno più cosa inventarsi per portare l’indice a 22.000 senza far guadagnare nessuno”, è il commento arguto di un lettore. Ricordate, non esistono pasti gratis. Siamo tornati a 17.000, due perfette trappole per ribassisti (venerdì su giovedì e mercoledì su martedì), e oplà si riparte! Ripeto, sopra 19.000 è fatta.
RCS: non è elegante autocelebrarsi, ma la memoria va rinfrescata. Qui della possibile operazione Cairo/Rcs avevamo ben anticipato 1 mese fa. Fiuto di volpe. Il mio obiettivo rimane sempre 0,80. Partita ancora da giocare.
ALCOA: i mercato ha fame e voglia di salire, sono molti gli indizi ad indicarlo. Uno è su Alcoa, il titolo sale prima dei conti, scende successivamente su numeri deludenti, e il giorno dopo riparte in tromba spiazzando tutti. Toro (rialzo) scatenato.
EXXON: a guardare Exxon, ma soprattutto Chevron, viene in mente solo una cosa: il petrolio, presto, se non a brevissimo, è pronto a fare un’altra sparata.  Attenzione a lamentarsi del petrolio troppo basso.
EURO/$: anche Fugnoli è d’accordo con il sottoscritto, non ci sarà la parità.  



LIBERO 29 Giugno 2016
“Lei deve diversificare” sembra essere questa la formula per evitare i rischi. Poi arriva una giornata come Venerdì 24 Giugno e tutto viene cancellato come se fosse scritto sulla sabbia. Avete presente i 3 porcellini? Questa volta il lupo, o meglio l’Orso (l’animale del ribasso) ha spazzato via tutto, anche la casa di mattoni.
Ieri (oggi per chi legge), il rimbalzo c’è stato, uno sganassone e l’Orso è finito al tappeto, sembra che Bud Spencer, prima di lasciarci, abbia voluto farci un ultimo regalo. Temo però che non basterà, ci saranno ancora colpi al ribasso. Nel mare dei mercati, le banche cercano aiuto, sono ferite, e mentre la politica si perde in discussioni e tentennamenti, gli squali continuano a pasteggiare.
Italia, banche, ci risiamo, siamo sempre il pesce grosso, il più prelibato per la speculazione, ed ecco che tornano a suonarci come tamburi. Cambia lo strumento, non più vendendo i BTP, c’è Draghi a proteggerci, ma attraverso le banche, e così che si apre la breccia di Porta Pia per entrare in Italia, ma questa volta non per liberarci, ma per farci nuovamente ostaggi.
Banche italiane e internazionali, ci risiamo, nel 2008 fecero indigestioni di titoli tossici, grandi guadagni, e poi i mal di pancia vennero a noi. Oggi è la volta dei titoli di stato, accumulo senza diversificare, aspettando la mano santa di Draghi, senza valutare i possibili rischi che ora, proprio a causa della liquidità (i QE) si sta amplificando.
Eppure il messaggio che sta passando è un altro: la colpa sono i referendum. Sabato il Sole24Ore titolava: “Shock Brexit, Europa Svegliati”. Tutta colpa della Brexit (per Greenspan è solo la punta dell’iceberg), è molto più facile, intanto il mercato picchia. E’ stato così nel 2008, perché le crisi si manifestano sempre con una faccia, ma il più delle volte è solo una maschera, il volto feroce si nasconde dietro, purtroppo lo si scopre solo quando i danni sono fatti.
In Estate si aprirà una finestra per respirare, a differenza del pensiero comune che si aspetta una stagione di grandi turbolenze, io sono piuttosto tranquillo, perché dopo quest’ultimo sfogo al ribasso, si potrà comprare e stare in spiaggia con tranquillità. L’anno scorso pensavo il contrario, ricordate?
Un riposo, prima della battaglia d’autunno, momento in cui dovremo essere in piena forma per la grande resistenza.
Voglio fare un appello al premier Renzi, la prego, metta in salvo il prima possibile il sistema finanziario italiano, perché quest’autunno il rischio è che l’attuale  crisi si trasformi in un meteorite in grado di colpirci. E noi non vogliamo che le nostre banche facciano la fine dei dinosauri vero?
PIAZZA AFFARI: come una rondine non fa primavera, così due corna non fanno spuntare il toro. Un rimbalzo c’è stato, ma temo di dover rivedere al ribasso gli obiettivi della ripartenza: 14.500/14.000. Forza, manca poco, poi sarà un’Estate di grande respiro e rimbalzo.
INTESA: lodevole il coraggio di Messina (ad della banca), non solo si è messo come scudo in difesa del sistema, ma ha aggiunto che per fermare il “bail-in” si sarebbe incatenato al Parlamento. Purtroppo la banca continua a cedere. Avevo scritto che sotto 2,15 era tragica. Così purtroppo è stato. Lo sapete qual è il prezzo del rischio futuro? Di nuovo 0,80. In attesa del grande salvataggio, ancora piccoli ribassi, prima della ripartenza.
RCS: 0,80 prezzo centrato in pieno. Ora attendiamo sviluppi, sapendo che quel prezzo non ce lo toglie nessuno, nemmeno la Brexit.
SP500: obiettivo correzione intorno a 1.900, poco sotto, poco sopra. Da lì può ripartire tutto. E’ sempre Wall Street a dare la carica al Toro.
STERLINA: se perde  le borse scendono e viceversa. In questa fase, è la moneta inglese il termometro di mercato. 0,8080 è il supporto con l’Euro. Mentre contro Dollaro, la Sterlina rischia anche 1,25.
BUND: quando vedi un titolo di stato, così “grosso” e importante, rimanere sotto zero, capisci che il problema non è la Brexit, ma il debito. E l’eccesso di liquidità, dovuta ai QE, questo problema lo amplifica. Prima o poi la “supernova” scoppierà, stiamo short.
TWITTER: 14$ circa, il nostro prezzo d’acquisto è lontano, e si sale. Ricordate Facebook? Sotto 20$ non la voleva nessuno, quasi nessuno.

07 luglio 2016

PANINO E LISTINO: MONTE DEI PASCHI DI SIENA E DEUTSCHE BANK SALVERANNO IL SISTEMA? (Venerdì 8 Luglio in edicola su Libero)




email: paninoelistino@gmail.com Pubblicato da Buddy Fox 



Panino e Listino di Mercoledì 29 Giugno:

“Lei deve diversificare” sembra essere questa la formula per evitare i rischi. Poi arriva una giornata come Venerdì 24 Giugno e tutto viene cancellato come se fosse scritto sulla sabbia. Avete presente i 3 porcellini? Questa volta il lupo, o meglio l’Orso (l’animale del ribasso) ha spazzato via tutto, anche la casa di mattoni.

Ieri (oggi per chi legge), il rimbalzo c’è stato, uno sganassone e l’Orso è finito al tappeto, sembra che Bud Spencer, prima di lasciarci, abbia voluto farci un ultimo regalo. Temo però che non basterà, ci saranno ancora colpi al ribasso. Nel mare dei mercati, le banche cercano aiuto, sono ferite, e mentre la politica si perde in discussioni e tentennamenti, gli squali continuano a pasteggiare.
Italia, banche, ci risiamo, siamo sempre il pesce grosso, il più prelibato per la speculazione, ed ecco che tornano a suonarci come tamburi. Cambia lo strumento, non più vendendo i BTP, c’è Draghi a proteggerci, ma attraverso le banche, e così che si apre la breccia di Porta Pia per entrare in Italia, ma questa volta non per liberarci, ma per farci nuovamente ostaggi.
Banche italiane e internazionali, ci risiamo, nel 2008 fecero indigestioni di titoli tossici, grandi guadagni, e poi i mal di pancia vennero a noi. Oggi è la volta dei titoli di stato, accumulo senza diversificare, aspettando la mano santa di Draghi, senza valutare i possibili rischi che ora, proprio a causa della liquidità (i QE) si sta amplificando.
Eppure il messaggio che sta passando è un altro: la colpa sono i referendum. Sabato il Sole24Ore titolava: “Shock Brexit, Europa Svegliati”. Tutta colpa della Brexit (per Greenspan è solo la punta dell’iceberg), è molto più facile, intanto il mercato picchia. E’ stato così nel 2008, perché le crisi si manifestano sempre con una faccia, ma il più delle volte è solo una maschera, il volto feroce si nasconde dietro, purtroppo lo si scopre solo quando i danni sono fatti.
In Estate si aprirà una finestra per respirare, a differenza del pensiero comune che si aspetta una stagione di grandi turbolenze, io sono piuttosto tranquillo, perché dopo quest’ultimo sfogo al ribasso, si potrà comprare e stare in spiaggia con tranquillità. L’anno scorso pensavo il contrario, ricordate?
Un riposo, prima della battaglia d’autunno, momento in cui dovremo essere in piena forma per la grande resistenza.
Voglio fare un appello al premier Renzi, la prego, metta in salvo il prima possibile il sistema finanziario italiano, perché quest’autunno il rischio è che l’attuale  crisi si trasformi in un meteorite in grado di colpirci. E noi non vogliamo che le nostre banche facciano la fine dei dinosauri vero?
PIAZZA AFFARI: come una rondine non fa primavera, così due corna non fanno spuntare il toro. Un rimbalzo c’è stato, ma temo di dover rivedere al ribasso gli obiettivi della ripartenza: 14.500/14.000. Forza, manca poco, poi sarà un’Estate di grande respiro e rimbalzo.
INTESA: lodevole il coraggio di Messina (ad della banca), non solo si è messo come scudo in difesa del sistema, ma ha aggiunto che per fermare il “bail-in” si sarebbe incatenato al Parlamento. Purtroppo la banca continua a cedere. Avevo scritto che sotto 2,15 era tragica. Così purtroppo è stato. Lo sapete qual è il prezzo del rischio futuro? Di nuovo 0,80. In attesa del grande salvataggio, ancora piccoli ribassi, prima della ripartenza.
RCS: 0,80 prezzo centrato in pieno. Ora attendiamo sviluppi, sapendo che quel prezzo non ce lo toglie nessuno, nemmeno la Brexit.
SP500: obiettivo correzione intorno a 1.900, poco sotto, poco sopra. Da lì può ripartire tutto. E’ sempre Wall Street a dare la carica al Toro.
STERLINA: se perde  le borse scendono e viceversa. In questa fase, è la moneta inglese il termometro di mercato. 0,8080 è il supporto con l’Euro. Mentre contro Dollaro, la Sterlina rischia anche 1,25.
BUND: quando vedi un titolo di stato, così “grosso” e importante, rimanere sotto zero, capisci che il problema non è la Brexit, ma il debito. E l’eccesso di liquidità, dovuta ai QE, questo problema lo amplifica. Prima o poi la “supernova” scoppierà, stiamo short.
TWITTER: 14$ circa, il nostro prezzo d’acquisto è lontano, e si sale. Ricordate Facebook? Sotto 20$ non la voleva nessuno, quasi nessuno.