email: paninoelistino@gmail.com Pubblicato da Buddy Fox
"Preferisco la coppa" aveva detto e scritto, così è stato. Partita apparentemente noiosa questa finale di Champions, e poi, improvvisamente una raffica di emozioni, ancor più che nella finale tra Bayer e Manchester. L'allenatore conta? Secondo Mourinho è tutto, secondo Ancelotti deve fare il minimo indispensabile per non commettere errori, ma quando vedi 11 tori bianchi caricare fino all'ultimo, fino a che ci sarà fiato, capisci che un allenatore, un certo tipo di allenatore conta, eccome se conta. 11 giocatori non si trasformano in 11 guerrieri se non hanno un condottiero per cui immolarsi.
La scena in sala stampa, la gioia intorno ad Ancelotti descrive un'armonia e una gioia incontenibile, sono i "normal one" devoti al sacrificio e alla pura umanità di trattamento e di comportamento. Carlo Magno Ancelotti, nel calcio, è diventato il nuovo re d'Europa, un comandante dal volto umano.
Ancelotti non è l'unico italiano che l'Europa ci invidia, da molti mesi, in costante fase crescente c'è Mario Draghi, negli ultimi giorni incoronato da Handelsblatt il grande Cesare. Anche la Germania si inchina davanti all'imperatore dell'economia, oggi considerato come l'unica figura capace di salvare e saldare la claudicante Europa.
Questo e altro troverete nel nuovo numero di "Panino e Listino" in edicola oggi su Libero.
Temi operativi come al solito non mancano, titoli e obiettivi di prezzo, tutto su Piazza Affari, anche se a dire il vero, parecchi titoli stranieri ci stanno dando buone soddisfazioni. Se fossimo una squadra di calcio potremmo dire di aver fatto un'ottima campagna acquisti, in stile Udinese: compriamo a poco, venderemo a molto. E magari ci qualificheremo pure per la coppa!
Qui sotto come tradizione troverete il pezzo della scorsa settimana.
Ora partenza, ci rileggiamo presto, prestissimo.
LIBERO 21 Maggio 2014
Era una sera uggiosa d’Autunno, sulle Borse regnava
il panico, la politica era in affanno, la Russia era paralizzata
dall’inquietudine, mentre l’economia mondiale rischiava di cadere in
recessione. Il mondo e i mercati finanziari hanno il fiato sospeso, un
raggelante silenzio in attesa delle parole di un uomo. No, non mi riferisco
alla “lunga notte dell’Euro”, né alle
indiscrezioni di Tremonti, di Geithner o degli altri protagonisti del Novembre
2012. La crisi che sto raccontando è quella dell’Ottobre 1998, quando il fondo
LTCM rischiò di far saltare il mondo della finanza. Se i mercati finanziari
sono tutt’oggi pulsanti, lo devono a una persona: il Maestro Alan Greenspan, all’epoca
considerato, se non la persona più
importante, sicuramente la più influente. Greenspan in una sera d’Ottobre riunì
attorno a un tavolo un gruppo di grandi investitori e li convinse ad agire. Lui
fece il resto, con una scure tagliò violentemente i tassi e compì l’opera.
Storie, romanzi e retroscena della finanza, come quello relativo al Novembre
nero dell’Euro e dell’Italia del 2012, il complotto che deve fare tanto
scalpore, soprattutto nell’imminenza della tornata elettorale. Scalpore
fatiscente ed effimero, perché le trame nel mondo della politica e soprattutto
della finanza sono sempre esistite e sempre esisteranno: quelle di cui veniamo
a conoscenza e quelle di cui non sapremo mai nulla. A conoscenza sì, ma sempre
in ritardo, come la riunione che si svolse l’8 Febbraio 2010 a New York, una
cena segreta presso un grosso broker di Manhattan, piatto principale del menù:
la frantumazione dell’Euro. La leggende narra che a quel tavolo fosse seduto
anche George Soros, proprio lui, lo speculatore che nel 1992 affondò la Lira,
ci riprovò nel 2010 con l’Euro e oggi tenta di darci lezioni su come uscire
dalla crisi. Nel 2010 come sappiamo gli andò male, perché la finanza non fa mai
preferenze, colpisce, indistintamente. Sopravvivere è l’unica cosa che conta.
PIAZZA AFFARI: “sell in May and go away” avranno
pensato gli operatori all’uscita del dato sul Pil Italia. Chissà perché se gli
Usa deludono le stime è colpa del meteo, se capita da noi la colpa è del
governo. “Tafazzismo” tricolore. Ora a 20,000 siamo atterrati, un po’ di su e giù, un po’ di brivido, ma è questa la
base da cui ripartire.
BIESSE: una nuova entrata, peccato averla vista solo
ora. Ha già corso molto, ma chi ha fatto bene, farà ancora meglio.
ESPRINET: questa è un ritorno. Pronti per la scalata
a 9. E sopra si vola a 16, i massimi assoluti.
DEUTSCHE BANK: “è proprio vero che la finanza e gli
investimenti tedeschi hanno dilapidato i giganteschi avanzi commerciali”,
saggio Sunseri. Chi ricorda l’operazione TMobile (DT) e Voicstream? Le casse
della telefonia tedesca ancora sanguinano. Oggi, nonostante la crisi dell’Euro
stia passando e nonostante lo stato di salute della Germania, la più grande
banca tedesca mendica denaro, possibile? Il timore di molti è che questa
operazione prosciugherà risorse dirette a banche italiane. Non scherziamo, c’è talmente
tanta liquidità da allagare il Sahara.