03 maggio 2011

Buddy Fox - Pollastro allo spiedo

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...in chiusura dei mercati europei, c'è stata un'improvvisa ondata di acquisti sull'Euro. Ero pronto a scrivervi: "correzioncina già esaurita, c'è gran voglia di salire". Il pezzo era già pronto in testa, ma prima dovevo agire, ed infatti sul fischio finale, ho aumentato le mie posizioni rialziste. E' arrivato il pollo! Un bel pollastro, domani infatti mi metteranno in batteria, mi faranno ingrassare e poi mi spenneranno per mettermi allo spiedo. Buddy Buddy, siamo nel Duemila, gli anni Novanta sono passati, il mercato è cambiato. Sono incorreggibile, d'altronde sono nato in quegli anni e lì mi sono formato, gli anni Novanta sono nel mio dna operativo finanziario. Wall Street sta accentuando la discesa, per carità, nulla di grave, però non vi nascondo che mi aspettavo qualcosa di diverso... perchè dovrei raccontarvi che l'avevo previsto? Questo blog non avrebbe senso nella menzogna...
In ogni caso, pollastro o non pollastro, io voglio trasformarmi, e diventare "Super chicken", la realtà mi mette in bilico (sempre per il breve, lo devo precisare), ma io voglio credere che questa correzione sarà diversa dalle altre, breve, già in esaurimento, e questa volta si vada verso i massimi di periodo. Rispetto a ieri posso calibrare e restringere il livello, basterebbe superare 22,500 per avere la certezza. Il tempo è agli sgoccioli, non sono ammesse esitazioni...
Il fiume del lungo termine rimane invariato (vedere post sotto)
Ps. Qui sotto, tanto per recuperare il terreno perduto, vi ho riportato 3 articoli andati in edicola su Panorama Economy, sono in ordine, troverete le relative date. Anche se datati, credo che gli spunti possano sempre essere utili, se non altro per dire: "è arrivato il pollastro!";-)


06/MARZO/2011: "“La notizia sulla mia morte è alquanto esagerata”, se l’Euro avesse la possibilità di parlare, citerebbe Mark Twain. L’Euro è morto, brindava la speculazione! Lo ricordate il pranzo dell’8 Febbraio 2010, un gruppo di Hedge Fund, capitanati dal maestoso George Soros Fund, si riuniva in segreto nel quartier generale di Manhattam, per concertare l’attacco all’Euro. Sappiamo quali sono state le conseguenza di quella cospirazione, tutto sembrava compromesso, molti economisti teorizzavano un Euro spezzatino, altri la disintegrazione del progetto. Un anno dopo, successivamente ai salvataggi di Grecia ed Irlanda, ed alla denigrazione dell’Europa con l’epiteto di PIIGS, l’Euro è ancora più alto, dal minimo del 2010 di 1,19, siamo di nuovo oltre 1,40. Cara speculazione, il funerale è rinviato. La colpa è di Trichet, è bastata l’allusione ad una prossima campagna di aumento dei tassi, per far volare la moneta unica. Può il ritocco di 0,25 punti, annientare la potenza di fuoco e la volontà dei nemici dell’Euro? Quello che non può la disordinata Europa, può certamente l’arsenale atomico della Fed, dove Bernanke ha deciso di usare armi convenzionali e non convenzionali, pur di rianimare l’economia e l’occupazione americana, anche a costo di far esplodere l’inflazione, e quindi una futura campagna di aumento dei tassi made in USA. Più che alla fantafinanza, ed alle fantaprevisioni, meglio riagganciarci alla realtà dei classici, negli ultimi mesi, abbiamo potuto osservare quanto l’economia USA stia riaffermando la propria elasticità e potenza economica, sorprendendo gli scettici soprattutto nel comparto manifatturiero (gli indici sono ai massimi da più di 10 anni), questo è un punto di vantaggio per il Dollaro, dall’altra parte abbiamo la curva dei tassi, inclinata al rialzo nell’Atlantico europeo, mentre dalla parte americana si assiste ad un continuo appiattimento verso il basso, grazie all’opera di QE parte seconda. Questo è il vantaggio europeo che pareggia la partita tra le due valute. Quale futuro quindi per il rapporto Euro/Dollaro? In quindici anni di operatività personale sul cambio, non ho mai visto un contesto previsionale così difficile. Proprio ora che il Forex cerca una larga diffusione operativa tra i piccoli trader?
Dopo l’immane movimento del 2008, l’opera di deleveraging, ora i rapporti valutari principali, devono riassorbire parte della caduta.
Secondo John Taylor (gestore di Ifec, il più grande Hedge Fund sulle valute) il Carry Trade, la moda che ha imperversato dal 2000, fino “all’implosione Lehman”, è tornato, e durerà per qualche altro mese, stimando un picco Euro/Dollaro a 1,45 per il mese di Giugno.
Personalmente, rimango coerente con quanto scritto nelle mie “10 previsioni” di inizio anno, ad ogni rafforzamento dell’Euro, mi riempirò di Dollari, a maggior ragione sopra 1,40, basta avere pazienza..."


13/MARZO/2011: "In principio fu la STET, mentre negli anni ’80 gli USA “spacchettavano” il dominio della AT&T, negli anni ’90 l’Italia dimostrava il suo ritardo, fondendo le 5 società del gruppo Iri-Stet, facendo nascere la monopolista Telecom Italia.
Nell’Ottobre del 1997 arriva il grande passo, il Tesoro annuncia la privatizzazione di Telecom Italia, sembra l’inizio di un grande consolidamento, ed invece sarà il caos, Telecom Italia da quel momento in poi vivrà nell’irrequietezza, sarà costantemente terrà di conquista, un territorio agitato ed instabile quanto il Giappone, scosso da continui terremoti societari.
La privatizzazione dal punto di vista proprietario è un insuccesso, il cosiddetto “nocciolo duro” e poco più grande di un pinolo, il 7% circa passa alla famiglia Agnelli, l’amministratore delegato è Bernabè, personaggio scelto dopo i successi all’Eni. Il titolo sonnecchia per molti mesi, scontentando i primi coraggiosi risparmiatori che poi saranno soprannominati “parco buoi”, ma nel 1999 arriva l’imprevista invasione, lo sconvolgimento dell’etablissement italiano, dalle province come barbari della finanza, arriva la “razza padana”, alla cui testa due nuovi capitani di ventura: la mente Colaninno ed il braccio finanziario Gnutti. Le quotazioni esplodono, prima grazie al lancio dell’Opa e successivamente con il lievito della “bolla internet”, toccano i 20euro, tanto che sullo slancio Milano Finanza fa una copertina euforica sia sulla Telecom che sulla figlia SEAT, con target stellari. Ebbene, quelli saranno i massimi che oggi sono lontani anni luce, viviamo in un’altra galassia. La “razza padana” sarà l’illusione e la madre di ogni problema: il Debito.
Da lì in poi per Telecom sarà un susseguirsi di regni colmi di sofferenza, chi ricorda l’incursione di Beppe Grillo all’assemblea del 2007? Segue la confusione del Tronchetto dell’infelicità, ingrassa le proprie tasche con le cedole, ma aumenta il peso del debito, fino al ritorno di Guido Rossi, il “privatizzatore”, ora “traghettatore”.
Si arriva ad un nuovo nocciolo, sempre senza maggioranza, la proprietà e condivisa tra il colosso spagnolo Telefonica e la finanza padrona italiana (Generali, Mediobanca, Intesa) il patto prende il nome di TELCO, la classica scatola italiana che controlla senza maggioranza, il “pinolo” questa volta è noce. Indovinate chi viene nominato Amministratore? Bernanbè secondo, il ritorno.
Movimenti societari che hanno un unico scopo, preparare la sposa al grande matrimonio, o meglio all’inghiottimento in Telefonica, nella primavera del 2010 sembra tutto pronto, ma il caso “Telecom Sparkle” blocca tutto.
Sembra l’inizio di un nuovo incubo, la società rimane all’interno di un tunnel infinito, ma Bernabè nella tempesta si dimostra un capitano saggio, migliora un debito ancora devastante, ed all’inizio del 2011 cala l’asso raddoppiando i profitti, soprattutto grazie alle vitamine Sudamericane. Il Debito è la zavorra che condizionerà ed affaticherà il nostro presente ed il nostro futuro a breve, e sarà il macigno che farà arrancare tutte le aziende che hanno abusato della finanza, ma Bernabè sembra aver trovato la via verso la sferzata.
Telecom finalmente si risveglia, dopo anni di continue delusioni, gravate da crisi economiche e finanziarie generali, il titolo non è mai riuscito ad approfittare dei cicli toro successivi allo scoppio della “bolla Internet”, ora sembra finalmente arrivata la svolta grafica, sopra 1,25 potremmo finalmente aspirare a vedere il 2 come cifra iniziale, una “vetta” che non si toccava da quattro anni. All’interno del patto si lotta ancora sulle nomine nei consigli, sono di ieri le nuove nomine tra cui spunta il nome di Luca Luciani, il grande motivatore, lo ricordate? Quello della vittoria di Napoleone a Waterloo. Sembra un cattivo presagio, ma il nocciolo duro, avendo in carico il titolo a prezzi doppi, ha l’unico interesse nel rivedere il profitto, prima del prevedibile ed ipotizzabile grande matrimonio.
Un’altra stella abbandona il cielo di Piazza Affari? Eravamo la terra della “dolce vita”, dopo l’Opa Bulgari il dolce diventa sempre più amaro. Non ci rimane che l’alimentare, ma anche l’abbondante frigorifero italiano sembra sotto attacco. Bondi, il grande risanatore, sta per essere accompagnato all’uscita, la solita riconoscenza. Pensiamoci bene, prima di piangere sul latte versato..."


20/MARZO/2011: "Settembre 1985, Plaza Hotel di New York, si riunisce il G5 (attuale G7), al cui comando vi era un’America pronta a rilanciarsi in un’enorme ripresa, in quell’evento storico il Giappone (potenza economica ma non politica) fu costretto ad una robusta rivalutazione della propria moneta. L’incontro del Plaza Hotel rimane una pietra miliare nella storia delle monete, un evento simbolico dell’egemonia americana al suo apice e del carisma di Reagan. Pensate che prima di quell’incontro il cambio Dollaro/Yen batteva 250, ovvero 250 Yen per comprare 1 Dollaro. Oggi siamo a 80.
Ci sono momenti nella storia dei mercati, che tracciano solchi e costruiscono corsi dove le future quotazioni scorreranno, oltre al “Plaza Hotel” ricordiamo: Bolla immobiliare di Tokyo Dicembre 1989, Terremoto di Kobe 1995 e Tsunami 2011. Tutti hanno un unico comune denominatore: il Giappone. Ogni momento sopra elencato ha segnato svolte storiche del mercato, nel Dicembre del 1989 il Nikkei (indice di borsa giapponese) segnò il top storico, sfiorando quota 40,000. Il terremoto di Kobe fece rivalutare lo Yen contro il Dollaro fino a 79,80. Il tragico presente, lo Tsunami del 2011 potrebbe condensare tutto quello che abbiamo visto negli ultimi 16 anni: potenziale minimo sul Dollaro/Yen e sul Nikkei.
I segnali? Quanto è accaduto nella notte tra il 16 ed il 17 Marzo, e successivamente nell’alba del 18. Un contrattacco concertato delle principali Banche Centrali mondiali, contro la speculazione che aveva spinto il cambio fino alla quota storica di 76,30 (livelli da Seconda Guerra Mondiale), una mossa talmente potente da far rivalutare il cambio di 5 figure nell’arco di poche ore, una potenza monetaria devastante.
Nei prossimi giorni, probabilmente assisteremo a nuove forzature di quota 80, il debito ed i costi da ricostruzione, obbligheranno ai rimpatri, ma la mossa di caratura internazionale ha tracciato i corsi, ma il Nikkei, dove andrà? Per l’indice giapponese la partita è un po’ più lunga e dolorosa, l’atterraggio è previsto a quota inferiori alle attuali. Sono pronto, la battaglia di spade sarà a quota 7,000.
Nelle mie previsioni di inizio anno, ero favorevole in questo 2011, ad un rialzo del Giappone. Non tutto il male vien per nuocere, il 2011 potrebbe essere il vero rilancio dell’indice dopo 22 anni di sofferenze. Se non sarà il 2011, sarà per il 2012, 7,000 con eventuali sforamenti da panico è la “mia” quota, se ci arriveremo, mi tapperò occhi ed orecchie, ed entrerò massicciamente, da lì arriverà la mia futura pensione.
BOILER ROOM: Banche, sempre e soprattutto Banche, questo è il tema dell’anno, se lo è per l’Europa, ancor di più deve esserlo per l’Italia; BUONGIORNO, dopo la correzione per rifiatare, ora arriva il rilancio grazie agli accordi internazionali, sopra 1,30 arrivano nuovi massimi; SOPAF, ad inizio anno ci aveva illusi, poi si è sgonfiata, ma 0,08 è la rampa di lancio, inizia il conto alla rovescia..."


Pubblicato da Buddy Fox | Blog friends: leggi anche Fuorimercato

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