17 giugno 2011

BLOG - RACCONTI DI VITA, LIBERTA' O SOLITUDINE?


E' inutile negarlo, sono sempre di più le volte, in cui mi chiedo, "perchè continuare il viaggio nel blog?" E' una reazione non bella, è forse una mancanza di rispetto, nei miei confronti e soprattutto in chi mi legge. A volte mi sento limitato, a volte sono un fiume che tracima, a volte ho una tale aridità, il deserto del Sahara almeno ha qualche oasi, io sono terra secca... E' l'altalena della vita, ma quando sei in equilibrio, cosa senti? L'incompiutezza, nel giorno in cui sorgerà la lapide su questo blog, potrò scrivere: qui giace Buddy Fox, l'eterno incompiuto... in fondo lo era anche Baggio, non un brocco qualunque.
E poi ti trovi a cena, e d'improvviso Vanni, un caro amico, con ardore e passione si lancia con lodi sperticate verso la mia scrittura ed il mio blog, ed allora mi commuovo e penso: "non posso certo fermarmi"... Pensi che non conta il numero di lettori, ma quanto riesci a trasmettere a chi ti legge. Riesci a cambiare la giornata ad una persona? Signore e Signori, l'aereo è pronto, i motori sono caldi, abbiamo fatto il pieno, salite a bordo, allontanate ogni cattivo pensiero, i guai sul lavoro, la noia del capo, le dolenti note e le turbolenze dell'attuale borsa, tra poco si parte...
Qui sotto vi lascio un racconto, vita vissuta, scritto per partecipare ad un concorso radiofonico... è andata male, ma ci riproverò, quel che più mi interessa è il vostro giudizio, buona lettura.


"L’aria si faceva sempre più pesante, ormai quasi soffocante, frenava il mio respiro. Autunno 2008, cielo terso, poche luci ed una coltre di nubi all’orizzonte, dovute soprattutto all’inquinamento. Sembrava la raffigurazione del cielo sopra Pechino, ed invece quell’inquinamento era la rappresentazione del mio presente e del mio futuro. Il mondo crollava sotto il peso della crisi finanziaria, il mio lavoro era collegato a quel mondo, e quella crisi rischiava di risucchiare tutti i sogni che avevo certosinamente coltivato in molti anni. Le perdite nel mio lavoro si facevano pesanti, il bilancio affogava nell’inchiostro rosso, le notti trascorrevano affollate dal frastuono di mille pensieri, in tutto questo il telefono taceva, come stregato. Quello era il cattivo presagio di qualcosa che doveva accadere, o che il mio subconscio pregava che accadesse. Da 4 giorni non sentivo la collega dello studio per cui lavoravo, silenzio, mentre sui mercati le sciabole si incrociavano nel chiasso delle lame. Quella settimana di Novembre si chiude con perdite professionali pesanti, e sentimentali ancor peggiori, visto che la mia fidanzata, con grande sensibilità, aveva stracciato il mio cuore. Girato le spalle, e come si fa con un oggetto qualsiasi, lo lanci dietro di te, vedo il mio cuore cadere, rotolare, è solo uno shock anestetico, ancora non mi rendo conto di quello che è veramente accaduto. Il peggio deve ancora arrivare. Sono le 18, ed è venerdì 20 Novembre 2008, il telefono si illumina, appare una busta, una lettera chiusa, ma è come se l’avessi già letta. Come quando tentavamo di intravedere, grazie alla luce del sole, cosa contenessero le buste di persone a noi care. Apro il messaggio, so già, forse lo spero, che il domino del mio destino, ha già avviato la caduta dei tasselli che compongono la mia vita, la palla di neve si sta ingrossando, potrebbe diventare una valanga. Apro il messaggio e leggo: “Ciao… non ti ho chiamato in questi giorni perché ho troppe preoccupazioni. Penso che anche tu non stia tanto bene e mi dispiace… Spero di risentirti presto”.
Aprite la botola, sto arrivando! E come se d’improvviso il pavimento fosse scomparso, sotto di te il vuoto ed il buio, tutto ciò che può spaventare l’uomo.
Per me era finita, non solo ero senza un lavoro, ma tutti i miei sogni, venivano bruciati nel falò dell’imprevedibilità della vita.
Avevo perso, non solo un lavoro, il mantenimento per continuare a lottare per i miei sogni, ma anche affettivamente una famiglia.
Ed ora, cosa farò? Dove mi porterà questa crisi? Come ripagherò i miei debiti? Chi avrà più fiducia in me? Ed io, ho fiducia in me stesso?
Un colpo da KO, da cui però ci si può risvegliare, rialzare e tornare a combattere.
Quello che in un momento di panico e sconforto, a mente calda, poteva essere interpretato come la solitudine professionale, era solamente la chiusura di un capitolo, non era solitudine, ma il ritrovamento della libertà..."


Pubblicato da Buddy Fox | Blog friends: leggi anche Fuorimercato

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