04 luglio 2010
SUDAFRICA 2010 - Germania-Argentina una delle due doveva uscire... (AGGIORNATO)
E' arrivato il triste giorno, purtroppo non era la finale, ma il turno era appena quello dei quarti, ed una delle due doveva uscire. Non ho nessun interesse a salire sul carro di quelli che "l'avevano previsto", per me lo sport non è ego, doti previsionali, saccenza, ma è cultura, arte, piacere per gli occhi e per il corpo, lo sport ed in questo caso il calcio è emozione e fascino. Fin dall'inizio, dalla prima partita giocata dalla boy band tedesca, mi ero innnamorato di quel fraseggio, di quella globalizzazione sociale e umana che ha il pallone come minimo comune denominatore. Giovani, talentuosi, veloci, prendevano a pallonate i poveri canguri, stordendo l'avversario con dribling e controdribling e quell'intesa che li rendeva invincibili. Ma è l'Australia, si diceva. La stessa Australia, che da eliminata, batteva la Serbia (non una qualunque) negandole il passaggio del turno. Dall'altra parte l'Argentina, la mia favorita, un intero sistema planetario di stelle, da metà campo in su, la Pampa dove sgroppare e dominare, dietro il deserto dei Gobi, freddo tra i piedoni di marmo, una difesa impresentabile, ed un portiere a cui mai avrei lanciato il mio vaso Ming. I biancoceleste in panchina avevano però l'arma in più, lo spirito ed il cuore di Maradona, essendo i piedi non più utilizzabili in campo. Lo stesso Maradona che rischiava di non qualificarsi ai Mondiali, lo stesso che in mezzo a mille tunnel, fino ad ora, ha sempre trovato la via d'uscita. Lo ricordo in Argentina-Perù, partita di qualificazione, in mezzo al campo, il diluvio universale. Maradona a rischio, il suo pane, ma ecco l'ennesimo coniglio dal cilindro, entra Palermo, il veterano carismatico e dopo poco, ecco il goal! L'Argentina vince, Maradona stava affondando nella melma peruviana ed ora per festeggiare fa il motoscafo, direzione: Sudafrica.
Al debutto, la vittima sacrificale è la Nigeria, tra le scorribande di Messi e le puntate di Tevez è vittoria facile. Dopo di lei, Corea del Sud e Grecia sono pratiche facili. Sono facili perchè è l'Argentina. Si arriva agli ottavi e tocca al Messico. La vittoria è sporcata dall'errore arbitrale. E subito ritorna il disco della "moviola in campo", l'arbitro ritrova l'ostacolo della fallibilità umana e gli ignoranti del calcio, gli spretati ed i polemici di professione vogliono rovinare il gioco del pallone.
Intanto esce anche il Brasile e l'Argentina diventa subito la favorita.
Ieri, mentre guidavo (la partita doveva ancora iniziare) pensavo, cercavo di immaginare cosa potesse succedere e mi chiedevo: "dovrebbe vincere l'Argentina e cosa scriverò nel blog?" Rimuginavo, pensavo e cercavo di ricordare quanto avevo letto sulle acrobazie della celeste. Mai avrei pensato che la boy band multietnica sarebbe diventata, in così poco tempo, una realtà matura e vincente. La Merkel si sbracciava sugli spalti, rideva come non mai, scongelata dall'euforia del calcio. Ma la sua Germania è totalmente diversa dall'orchestra che sontuosamente suonava in quel prato verde che gli argentini si illudevano fosse la Pampa, ed invece si è trasformata in un'arta teutonica. Su una cosa la Germania di Loew assomiglia a quella della Merkel, nel rigore dei conti. Infatti nell'Europa dei defict allegri, della contabilità creativa la Germania del calcio, come quella dell'economia, mantiene la rigidità teutonica, stadi puliti e moderni, tifo ordinato, ma ancor più in ordine sono i conti delle società, tutto questo unito dallo spettacolo del calcio e di un campionato sempre combattutto ed appassionato. Se non abbiamo nulla da imparare dalla Merkel, molto abbiamo da imparare da quel calcio insieme ordinato e fantasioso.
L'Argentina è fuori, e l'articolo che avevo in mente è stato cestinato, una masturbazione mentale inutile. Maradona entra in un altro tunnel, e come dai precedenti, uscirà vivo anche da questo.
Pubblicato da Buddy Fox | Blog friends: leggi anche Fuorimercato
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