18 giugno 2010

CONCORSO RADIO24 - La mia tazza di Zio Paperone


Ciao a tutti. Qualche giorno fa ho partecipato ad un concorso. Ero indeciso se scriverlo o non scriverlo, poi ho pensato... e chi se ne frega, farò una brutta figura, ma è sempre giusto mettersi in gioco e poi con voi ormai c'è un rapporto e non riuscire più a nascondervi nulla... o quasi;-)
Ho partecipato ad un concorso di un programma su Radio24. In cosa consisteva? Ogni partecipante doveva scegliere un oggetto simbolico della propria vita e di cui volevamo sbarazzarci, perchè non era più parte di noi o perchè non aveva più un significato nella nostra esistenza etc. E su questo bisognaba costruire un racconto reale, come ne eravamo venuti in possesso, la sua storia, cosa aveva significato per noi e via di seguito. Come al solito mi sono trovato all'ultimo minuto con un racconto da preparare, senza aver preparato appunti, senza aver annotato gli spunti che mi lampavano nella mente durante la giornata. Questo è stato il grande errore, perchè il motore mentale girava a vuoto, produceva, ma io non raccoglievo. Per farla breve, mi sono ritrovato una ventina di minuti per partorire qualcosa di decente, qualcosa di vincente, perchè volevo arrivare tra i 5 finalisti... o forse inconsciamente non volevo?
Le regole del conocorso erano queste: i 5 concorrenti selezionati parteciperanno alla serata finale di domani. Ognuno dei concorrenti metterà all'asta l'oggetto raccontato nel suo testo, il vincitore come premio avrà il totale raccolto dalle 5 aste e con il ricavato realizzerà il sogno che ha allegato insieme al racconto.
Il mio sogno? Una cosa assurda, come al solito volevo fare la figata... ho chiesto di partecipare in diretta al programma di Barisoni "FOCUS ECONOMIA"... se qualcuno lo conosce, diteglielo;-) Il valore del sogno? Bhe l'avrebbe stimato lo stesso Barisoni.
In ogni caso, per non farla troppo lunga... lunedì scorso, in diretta, sono stati annunciati i nomi dei finalisti. Ero in ginocchio con le dita incrociate e dentro di me mi chiedevo, ma lo voglio veramente? Voglio realmente liberarmi della mia tazza preferita? Questa tazza è ora per me una zavorra o è ancora parte della mia vita?
Per non farvela troppo lunga, sono arrivato sesto, ovvero: ho perso!
Nessun rimpianto, ci ho provato, ma pensando a quanto ho scritto, naturalmente senza aver riletto, ho pensato di aver partorito un mostro! Una schifezza totale, ma non mi vergogno di proporlo anche a voi... nel vostro giudizio avrò una conferma.
Nell'ultimo periodo ho la sensazione, mentre scrivo, di avere poca passione, scarsa fantasia, svogliatezza e di essere veramente poco interessante... probabilmente è sempre vero che siamo quello che pensiamo... o sono solo allucinazioni?
A voi il racconto e mi raccomando, non vomitateci sopra, dopo tocca a me pulire...


"Ci sono passaggi nella vita di ognuno di noi, che nascono con spontaneità e naturalezza, in punta di piedi a cui non diamo nessuna importanza e che improvvisamente si impadroniscono della nostra quotidianità, diventando abitudini, oggetti vitali ed a cui non possiamo più rinunciare. Nella mia vita, una semplice tazza, è diventata compagna di viaggio, di lavoro, un rito da ripetersi con religiosità, un talismano portafortuna e quasi esagerando un prolungamento della nostra esistenza. Io non ricordo quando questa tazza sia spuntata nel mio cammino, ricordo solo che un giorno, aprendo la dispensa, trovai quest’oggetto e fu amore a prima vista. Questa non era una semplice tassa, ma la completa raffigurazione delle mie ambizioni, del mio essere e la realizzazione di uno dei miei piaceri. Ora, forse per l’ultima volta, è qui davanti ai miei occhi, tra le mie mani, probabilmente la sto apprezzando come la prima volta, perché in tutto questo periodo, come in ogni rapporto sentimentale, si è dato più peso alla scontatezza, la rassicurazione dell’abitudine che ti fa pensare “lei ci sarà sempre”, ma al tempo stesso non è più guardata con la stessa ammirazione. Sul fronte di questa tazza è stampata l’immagine di Zio Paperone, il mio personaggio preferito di Topolino, per me simbolo di ricchezza e di fortuna, vicino a lui sventola un papiro con il simbolo del leone, il mio segno zodiacale. Ora manca solo il terzo elemento, la soddisfazione di un piacere, questa infatti era la tazza che conteneva la mia bevanda preferita: il caffè.
Che sia il caffè uno dei miei piaceri preferito è molto strano, essendo mio padre e mia madre due gestori di un bar ed essendo quindi stato allattato da questo nettare nero fin dalla nascita. Di solito, ogni figlio, dopo aver fatto indigestione in tenera età, da adulto, evita sempre quanto ingurgitato in fasce. Chi di noi non ha mai fatto indigestione di tiramisù, o di gelato o di qualsiasi altro alimento e l’abbia evitato nell’età del libero arbitrio quasi come la kriptonite?
Io no, il caffè fin da piccolo l’ho sniffato, visto e con il tempo assaporato e lo stesso, non ne ho mai avuto abbastanza.
Così questa tazza, rappresentava per me l’alcova dove poterlo conservare ed allo stesso tempo godere in uno spazio particolare che mi ero ritagliato.
Era il 2001, reduce dalla bolla speculativa della nuova evoluzione “internettiana”, io ero un broker precario. Castigato dall’inesperienza della mia giovane età mi ritrovavo con pochi clienti al seguito, tanta buona volontà e con qualche idea confusa sul mio futuro. Ebbene si, l’avete capito, sono un operatore di borsa, quello che volgarmente e mefistolicamente viene definito uno speculatore. Nella mia infinità incertezza e precarietà camminavo sul filo delle probabilità, ogni giorno con fiducia e caparbietà compravo i miei quotidiani preferiti, il Sole24Ore e MF ed è proprio su quest’ultimo che trovai l’illuminazione ed un compagno di viaggio che mi regalasse un po’ di speranza.
Era un martedì, sfogliando il giornale, scovai una nuova rubrica, il titolo “Vita da trader”, dove un personaggio sotto anonimato, raccontava le sue avventure sui mercati finanziari, le sue impressioni, le sue esperienze e naturalmente, immancabili, le previsioni.
All’inizio provai antipatia, e poi, chissà come, l’attrazione. Iniziò così, un colpo di fulmine, un’abitudine che mi accompagnò per anni, costantemente, una necessità, energia ed ossigeno per i miei neuroni, un alimentatore per il mio cervello e la mia fantasia ed allo stesso tempo un’esperienza educativa.
Questa lettura pregiata, come avrete ben capito, fu accompagnata da questa tazza e dal caffè. Il martedì mattina era sacro, poteva accadere qualsiasi cosa, ma c’era un rito da celebrare, il caffè nella tazza di Paperone con la lettura dell’articolo “Vita da trader”.
Ogni martedì per me era un’emozione, non vedevo l’ora di correre in edicola e di celebrare quella ritualità, non capivo se ero più affamato di cultura, di lettura, di conoscere le nuove dritte di DL (l’autore della rubrica) oppure se di bere il caffè nella mia tazza preferita.
Questa rubrica ebbe un’evoluzione su internet ed è soprattutto grazie a questo che trovai un’occasione lavorativa a Milano. Dal nulla a molto, succede nella vita, esiste il domino negativo, quando ad una brutta notizia si agganciano una serie di sventure, ma fortunatamente il domino è anche positivo, una palla di neve di fortuna ti travolge e realizza i tuoi desideri. A volte capitano delle concatenazioni nella vita, ed è sempre meglio non chiedersi il perché, non svelare il meccanismo, altrimenti si rischia che l’incantesimo svanisca.
Inizia quindi a lavorare a Milano, la città italiana della finanza, facevo il pendolare, ma la casualità voleva che il martedì io potessi lavorare da casa. Il Martedì, proprio il giorno dell’uscita della rubrica, potevo quindi godermi il momento con comodità e piacere. Ed ogni qualvolta divoravo con la mia inesauribile curiosità, gli insegnamenti, immergendomi nel racconto, mi chiedevo “chissà se un giorno riuscirò anch’io a raggiungere queste capacità di lessico e di narrazione, chissà se un giorno riuscirò anch’io a coinvolgere i lettori in tal modo da creare in loro una dipendenza letteraria?”.
Nella vita reale però non sempre c’è un lieto fine, arrivò il giorno dell’imprevisto, la cattiva sorpresa, sfogliando il giornale non trovai la più la rubrica. Il risveglio dall’abitudine, il panico ti assale, sfogli e risfogli il giornale, quasi avessero dimenticato delle pagine, ti arrabbi, credi sia un incubo, ma dimenarsi è inutile, la rubrica non c’è più e ti senti improvvisamente tradito. Fine dei giochi, la celebrazione è terminata. Tutto in un istante.
Anche la mia tazza sembrava improvvisamente più triste, immobile, senza più il fascino che quel particolare momento sapeva creare ed accendere.
Era iniziato il domino negativo, di lì a qualche mese, finiva la mia esperienza lavorativa milanese. Erano passati 6 anni, un’esperienza che mi aveva insegnato molto. In questo periodo avevo anche aperto un blog, esercitando le mie doti narrative e le mie esperienze professionali in materia di previsioni economico/finanziarie.
Quella tazza, Zio Paperone e l’immagine del Leone, stavano tramontando. Non avrei più potuto sostituire quei particolari momenti, sarebbe stato un tradimento, un oltraggio alla sacralità.
Io però rimango un idealista convinto, con un’immaginazione inattaccabile ed è per questo che credo al lieto fine. Oggi ho avuto la grande occasione, continuando la mia attività di broker borsistico, mi è stata affidata una rubrica su un settimanale. Un sogno che per me si realizza. Ed è per questo che questa tazza oggi è in vendita. Ricordate il mio desiderio? La tazza è in vendita, con la speranza che qualcuno la possa usare accompagnando la lettura di uno dei miei prossimi articoli. E’ un simbolico passaggio di testimone. In fondo, sognare non costa nulla e quindi perché non provarci?
BuddyFox"

Pubblicato da Buddy Fox | Blog friends: leggi anche Fuorimercato

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