03 dicembre 2010

Buddy Fox - LA MIA LEHMAN... IERI, OGGI


...Oggi, venerdì 3 Dicembre 2010, è per me un giorno speciale dai mille significati. Questa mattina mi sono concesso un "peccato", mi trovavo in una pasticceria ed ho ceduto alla tentazione. Sarà stata l'ebrezza dell'apertura rialzista della cara STM, o forse tutti quei pasticcini luccicanti in prima fila, avevano lo sguardo ammiccante, mi chiamavano, io cercavo di distrarmi, parlavo, ma ogni tanto mi giravo e loro erano sempre lì, sbaciucchianti, lucidi e smaglianti tanto che non ho saputo resistere. Ma chi se ne frega, oggi brindo, un pasticcino tutto per me, lo devo gustare senza pentimento, deve essere una festa per il palato e per la mente e non qualcosa da rinnegare, altrimenti risulterebbe veleno e non nettare. Un premio per me. Ma un pasticcino da solo, senza accompagnamento non ha senso, subito è scattato in me un pensiero perverso... Mi ero ripromesso di non toccare il caffè fino a Natale, non solo un fioretto, ma un atto di disciplina per il mio corpo e per i miei nervi, ma oggi Venerdì 3 Dicembre si strappa, una piccola sosta per ricarsi in questa lunga e faticosa maratona. E' giunto il momento per il grande passo, chiamo la cameriera e chiedo: "un caffè per me, grazie e... d'orzo in tazza grande". All'ultimo ho deviato, un peccato, ma piccolo, non un caffè normale ma d'Orzo. Già mi immagino il mio medico, davanti al suo computer con la penna elettronica che mi analizza quasi fosse un detective dei RIS... "Buddy hai sgarrato vero?! Quanti caffè?!"... Un incubo! Dottore, il merito è di Unicredit ed STM!;-)

A parte questa lieta parentesi che volevo condividere con voi e non per confessarmi ed espiare il peccato, quella di oggi è per me una giornata molto importante, un amarcord, un ricordo di un fondamentale capitolo della mia vita.
Non ricordo se era il Venerdì successivo al Thanksgivin Day o il primo Venerdì di Dicembre, di sicuro era il 2008, piena crisi finanziaria successiva al fallimento della Lehman Brothers, era sera ed io leccavo le mie ferite, la testa fumava e la mia pelle sensibile percepiva un malessere crescente, qualcosa si è veramente rotto e non capivo se la mia era una richiesta, un'implorazione per la parola fine o se la mia era una paura che tutto stesse finendo . Ero appena rientrato a casa, ero uscito per una passeggiata o meglio una boccata d'aria, erano giorni di immersione, un'apnea costante, nemmeno alla sera si poteva riconquistare la quiete, i mercati locali tacevano, ma il grande videogame del valutario continuava inesorabilmente come un rullo compressore, alimentando le mie preoccupazioni, ma il Venerdì era sacro, alle 23 tutto si fermava, le luci impazzite smettevano di urlare, la quieta copriva ogni sommossa e fino a lunedì si era sicuri, le armi avrebbero cessato di sparare, le spade sarebbero tornate guaina. Le 23 e 00 del venerdì erano il mio giaciglio dove poter fermarmi e riposare dopo tanta fatica, un'oasi nel deserto dove adagiarmi e trovare ristoro. Quel Venerdì però le 23 non erano ancora arrivate e dentro di me covava un'inquietudine di smarrimento, non sentivo la mia collega da lunedì, poteva essere una banalità, lei era in trasferta per lavoro, routine, accadeva spesso, ma ci sono momenti in cui pensi che questa volta non è consuetudine, qualcosa sta cambiando o morendo... Sono le 19,45, il telefono trilla, non è una chiamata ma un messaggio, già so chi è... a volte capita che pensando fortemente ad una persona questa improvvisamente chiama, quasi ci fosse un filo lunghissimo che unisce i pensieri e la mente, corre lungo una linea immaginaria, parte dal nostro desiderio (o timore) ed arriva a destinazione... sapevo chi si nascondeva dietro la busta del telefonino e forse inconsciamente sapevo anche quale poteva essere il testo del messaggio. Non avevo timore di aprirlo, facendo questo lavoro, dopo aver visto le punte delle piramidi e gli abissi della fossa delle marianne è difficile avere paura, apro il telefono e seguo il processo per arrivare alla lettura del messaggi, ma il mio pensiero è già oltre, sta già leggendo un testo immaginario, mi gioco il futuro, non sono pessimista è la realtà, sono legato ad un doppio filo con quella persona, la conosco ormai da 6 anni (non siamo nemmeno arrivati alla crisi del settimo), abbiamo vissuto sulle montagne russe del sentimento e delle sensazioni, abbracciati in ogni piroetta, abbiamo volato nell'impossibile, siamo caduti nell'inesperienza, abbiamo disinfettato ogni ferita, ci siamo curati, bendati, a volte ingessati, ma ogni volta ci siamo rialzati, ogni volta siamo usciti dal pronto soccorso finanziario ed abbiamo ripreso a combattere, questa volta però era diverso e lo sento in quel messaggio... leggo: "Ciao... non ti ho chiamato in questi giorni xchè ho troppe preoccupazioni. Penso che anche tu non stia tanto bene e mi dispiace... Spero di risentirti presto."
La mente è tutto, letto oggi quel messaggio ha un effetto lieve, sembra quasi una piuma, una richiesta di aiuto, due anni fa era greve come una lapide, una trave che ti prende in piena faccia mentre tu sei immobile e stai aspettando l'impatto. Sei anni di cordone ombelicane racchiusi in un messaggio. "Risentirti presto", come quando tra fidanzati stanchi, quello con maggiore brio dice all'altro: "prendiamoci una pausa"... l'eternità.
La routine spezzata è l'uscita dal tunnel, e il cancello che si apre verso la libertà, verso la vitalità o no?
Non esistono regole fisse, ognuno di noi ha comportamenti ed atteggiamenti diversi, io non credo di aver mai impostato la routine, anzi forse io ero il contrario, l'eccessiva variabilità, infatti questo non era un rapporto stanco e statico nei sentimenti e nel rapporto umano, era affaticato e appesantito dalle preoccupazioni, dal rischio e da quel desiderio di una vita diversa, desiderio che prova solo chi non ha mai avuto il coraggio di essere protagonista della propria esistenza. Accettare sempre i compromessi, senza mai contrapporre i propri desideri e le proprie esigenze, un vaso che inzia lentamente a riempirsi e che prima o poi traboccherrà con effetti dirompenti. Quando una diga si rompe, l'acqua non fa selezione, travolge ogni cosa che si frappone al suo passaggio.
Quello che ho imparato in questa esperienza è che non bisogna mescolare problemi personali con quelli professionali, è difficile quando il rapporto è strettissimo, ma è una neccessità. Io per la mia collega ero una "famiglia" con le virgolette, lo studio di Milano per me era una famiglia senza le virgolette. Io per loro ho dato il mio sangue e non rimpiango nulla, non ho abbandonato quando la barca affondava, ma nemmeno l'ho fatto quando la barca veleggiava e su di essa si stappava champagne accompagnato da tartine al caviale. L'unica cosa che mi ha sempre fatto arrabbiare è quella di non aver mai potuto esprimere il mio potenziale senza interruzioni e cambiamenti in corso d'opera. Infatti non sono mai state contestate le mie previsioni, anzi, ma queste non hanno mai visto il lieto fine, sempre un'interruzione, sempre un imprevisto o un cambiamento, alla fine tutto questo è tra lo svilente e l'irritante, ti consuma giorno dopo giorno, quasi come il vento fa con le rocce.
Così è stato anche nell'ultimo atto, non avevo paura del futuro, nonostante si vivesse nei rifugi antiatomici, presto tutto sarebbe finito e sarebbe arrivata la riscossa. Così è stato, dalla più grande e grave crisi dal '29, ci siamo rialzati con il viagra ed in pochi mesi, sulle borse e sulle valute, il toro ha iniziato a caricare. Su quella scrivania avevo lasciato le tracce giuste, il tempo non è stato mio amico. E qui mi chiedo? E' il destino? Cosa porteranno questi cambiamenti? E' l'evoluzione ed il progresso?
Il giorno dopo quello che per me è stato un lutto, ho sentito paradossalmente dei benefici. Ero sommerso dai debiti, il bancomat non mi rivolgeva la parola, non avevo un futuro, ma la mia testa improvvisamente era più leggera, avevo finalmente spento il microonde, non avevo più bisogno di attaccarmi davanti al video per distrarre e confondere i miei pensieri, potevo immergermi nel silenzio totale e non avere il timore di impazzire. Basta telefonate dall'estero all'alba, erano il trauma del risveglio, dover chiudere posizioni per coprire, quell'incubo era dissolto, ma al tempo stesso mi sentivo colpevole perchè mi avevano sottratto le mie responsabilità, la barca che fino ad allora avevo guidato, affondava senza che io potessi salvarla.
A volte mi sveglio pensando che sia stato solo un sogno, che tutto sia ancora in gioco ed invece non è così... ma se tutto fosse finzione? Se l'intera vita fosse un immenso sogno da cui un giorno ci risveglieremo? La sottile linea che lega l'appparenza dalla realtà, in fondo dipende solo da noi trasformare un sogno in realtà e lo stesso far riemergere dall'abisso un incubo e trasformarlo in una piacevole realtà.
Potessi tornare indietro, io lo farei, non sono i soldi persi, o la possibilità di guadagno o di carriera la mia mancanza, ma l'assenza delle persone a cui voglio bene. Tornare indietro??? Si lo farei, perchè sbagliare è umano, ma perdonare è divino. Per me non esistono regole, esistono solo desideri, esistono scelte, sentimenti, esigenze... perchè vivere lontano da chi desideri solo per l'orgoglio? Non avrei continuato a fare quello che faccio se non fossi stato veramente innamorato del mio lavoro, ma esiste anche modi diversi per fare la stessa cose, le persone però sono uniche ed io nel cammino preferisco condividere la mia esistenza accompagnato da chi amo e non cambiando continuamente testimone, questo non vuol dire fermarsi, ma consolidare e accrescere durante il percorso.
Ora mi fermo qui, anche perchè se non l'ho già fatto, rischio di annoiare... è notte fonda, accompagnato dall'inesauribile sottofondo musicale, mi preparo ad una nuova settimana di combattimento prima della scadenza natalizia. Dopo Venerdì sono al settimo cielo, sono convinto che potrò farcela, ancora pochi passi ed il destino sarà nelle mie mani, forse è di questo che dovrei preoccuparmi....


Pubblicato da Buddy Fox | Blog friends: leggi anche Fuorimercato

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